Gualtiero di Pagliara

 pergamena del 1200 conservata nell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Troia
La vita avventurosa di Gualtiero di Pagliara (o Gualtiero di Palearia).
A cura di Guido Iamele
 
Gualtiero di Pagliara — indicato nelle varie fonti anche come Gualtiero di Palear o Gualterus de Paleariis — nacque attorno al 1165 a Palena, in Abruzzo da una famiglia che apparteneva ai Conti dei Marsi. Aveva due illustri fratelli, Gentile e Manerio, che incontreremo più oltre. La sua vita ebbe alterne vicende: più volte gli furono concessi e poi revocati alti incarichi, fu scomunicato e poi perdonato varie volte.
 
Nel 1189 papa Clemente III lo consacrò vescovo di Troia e gli conferì il privilegio del pallio, che di norma è riservato agli arcivescovi, simbolo della completa dedizione al Pontefice.
Nello stesso anno 1189 moriva senza discendenti il re normanno Guglielmo II d’Altavilla detto il Buono, che aveva fatto giurare i baroni riuniti a Troia di riconoscere sua zia Costanza d’Altavilla erede al trono; ma il cugino Tancredi la anticipò, facendosi incoronare a Palermo nel 1190.
In quell'anno moriva anche Federico Barbarossa e nel 1191 Enrico VI scese in Italia, facendosi incoronare imperatore dal nuovo papa Celestino III. Alla cerimonia era presente Gualtiero, che fu nominato Cancelliere di Sicilia da Enrico, costretto a ritornare in Germania e a lasciare a sua moglie Costanza la difficile reggenza di Salerno. Durante una rivolta dei salernitani a favore di Tancredi, Costanza fu fatta prigioniera e dovette intervenire il Papa per liberarla.
Il 1194 è ricco di eventi importanti: a febbraio muore Tancredi, re di Sicilia; a maggio Enrico VI scende in Italia, in agosto sottomette Napoli, in settembre viene accolto trionfalmente a Troia dal vescovo Gualtiero, che lo segue a Palermo come Cancelliere del Regno; il 25 dicembre Enrico VI viene incoronato nel Duomo di Palermo e il giorno dopo, il 26 dicembre, nella piazza di Jesi nasce da Costanza d'Altavilla suo figlio Federico Ruggero, battezzato col nome di Costantino, che diventerà Federico II Hohenstaufen.
In questo periodo numerose pergamene sono firmate da Gualtiero, Cancelliere del Regno e vescovo di Troia.
Enrico morì nel 1197, lasciando un erede di appena tre anni, Federico, che fu affidato dalla madre ad un Consiglio di Reggenza, formato dagli arcivescovi di Palermo, Monreale e Capua e dal Cancelliere Gualtiero, che si trasferì a Palermo.
Quando Gualtiero chiamò Marcovaldo di Anweiler come esecutore testamentario, Costanza, conoscendo le sue preferenze per i Tedeschi e le dichiarate antipatie per i Normanni, andò su tutte le furie e tolse il sigillo al Cancelliere, che lo riottenne solo grazie all’intervento del Papa.
Nel 1198 moriva Costanza, sei mesi dopo aver fatto incoronare Federico Re di Sicilia, ed averlo affidato alla tutela di papa Innocenzo III. Allora Marcovaldo sbarcò in Sicilia, aiutato dai Saraceni e dalla flotta pisana, col proposito di divenire balio del regno, ma venne fermato da Gentile di Pagliara, fratello di Gualtiero.
Inorgoglito da questo successo, il cancelliere distribuì molti benefici e fece diverse donazioni in nome del re; tentò anche di usurpare la carica di arcivescovo di Palermo, ma il papa glielo impedì, nominandolo solo Amministratore dell'arcidiocesi.
A conferma di ciò vi è una pergamena del 1200 col sigillo reale di Federico, conservata ancora oggi nella Cattedrale di Troia, in cui si concedeva al popolo di Troia di pascolare e raccogliere legna nel territorio demaniale di S. Lorenzo in Carmignano; il documento è firmato da Gualtiero, Vescovo di Troia e Amministratore di Palermo. E' da notare che in quell'epoca la Diocesi di Troia era all'apice del suo splendore: avamposto del Regno Pontificio, crocevia tra Benevento, Monte S. Angelo e Bari, estendeva i suoi domini fino a Siponto; importantissimo era il convento di San Lorenzo in Carmignano, dove c'era uno dei più importanti scriptorium dell'epoca, che produsse libri miniati, exultet e spartiti di canto gregoriano.
Per consolidare la sua posizione, Gualtiero di Pagliara offriva cariche e baronie; si rappacificò con Marcovaldo suggellando la nuova amicizia col matrimonio tra un suo nipote e una nipote del conte. Mirava a far salire sul trono di Sicilia suo fratello Gentile, ma nel 1201 il Papa lo scomunicò deponendolo da tutte le cariche e costringendolo a fuggire dalla Sicilia.
Fu aiutato in questo momento difficile dal vescovo di Porto, che infeudò a Salpi l'altro fratello di Gualtiero, Manerio, conte di Manuppello.
Poco dopo però, in una memorabile battaglia, seppure aiutati da Diopoldo von Schweinspeunt (conte di Acerra, seguace di Marcovaldo), i fratelli Palear furono sconfitti a Canne dal conte di Brienne e costretti a riparare a Salpi (1203).
Nel 1202 intanto, morto Marcovaldo, Guglielmo Capperoni, un avventuriero tedesco, si era impossessato del palazzo regio e di Federico. Gualtiero si oppose al Capperoni finché, nel 1206, aiutato da Diopoldo, di ritorno in Sicilia dopo la morte del conte di Brienne, riuscì a liberare Federico, trovando il modo di farsi perdonare dal Papa.
Così, nel 1207 Gualtiero ottenne, insieme al perdono, l'arcivescovado di Catania e nuovamente il cancellierato del Regno.
Nel 1208 Federico, raggiunta l'età di 14 anni, assunse direttamente il potere e fu incoronato.
Qualche anno dopo, nel 1220, in una dieta tenuta a Capua, Federico emanò una legge (De restringendis privilegiis) che imponeva la restituzione di tutti i beni alienati nei trent'anni precedenti: un duro colpo per Gualtiero che, per ottenere consensi, aveva concesso proprietà e titoli in nome del Re, oltre ogni ragionevolezza.
Caduto in disgrazia agli occhi dell'imperatore, fu posto a capo della spedizione di soccorso contro Damietta, sul Nilo. Divenne capro espiatorio della disfatta, perché accusato di non essere riuscito a portare in tempo gli aiuti necessari. Così, per evitare conseguenze spiacevoli, si rifugiò a Venezia.
In terra d'esilio si perdono le tracce di questo personaggio dalla vita molto travagliata, ricca di successi e di sconfitte, di alti incarichi e di deposizioni, di favori elargiti e ricevuti a piene mani, di grandi ambizioni, di sospetti e tradimenti, ma anche di coraggio e fedeltà verso l'imperatore.
 
BIBLIOGRAFIA
 
DE SANTIS Mons. MARIO, La "Civitas Troiana" e la sua Cattedrale, Centro Grafico Meridionale, Foggia, 1986, IV ed.
RUBINO GIOVANNI, Vescovi e personaggi illustri di Aecae e di Troja, Tipografia Mauro, Troia, 1997
Nota bene: entrambi i testi sono dotati a loro volta di ampia bibliografia sui fatti e personaggi che riguardano la storia di Troia.
 
Inoltre ho consultato :
KANTOROWICZ ERNEST, Federico II imperatore, Garzanti, 1981, IV edizione
RUSSO RENATO, Federico II, cronologia della vita, Editrice Rotas, Barletta, 2000
 
 
Copyright  © Guido Iamele
(immagine - Foto della pergamena del 1200 conservata nell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Troia)