L’elefante di Federico II

A cura di Alessandro De Troia
È noto come Federico II amasse circondarsi di animali esotici, così come i re Normanni di Sicilia. Particolare stupore nei documenti e nelle cronache, oltre al vivarium presso Foggia, il serraglio con leopardi, leoni, pantere, cammelli, falchi e bestie di ogni genere, veniva sollevato dall’elefante che nel 1228 il sultano Al-Kamil inviò all’Imperatore tramite l’arcivescovo di Palermo durante le trattative prima della partenza verso la Terra Santa[1]. Questo animale ebbe una lunga vita visto che gli Annali Placentini Gibellini riportano la sua morte nel gennaio 1248 a Cremona dove fu seppellito e l’avorio utilizzato come materia prima. Le testimonianze del “passaggio” dell’elefante all’interno dell’Italia medievale sono diverse, ne riportiamo alcune. Il testo di una lapide ritrovata negli anni Settanta a Rimini, studiata dalla prof.ssa Anna Falcioni [2] e tradotta nel 1982 da Aurelio Roncaglia riporta: “Nell’anno del Signore 1231, sotto il papato di Gregorio e l’impero di Federico, nella quarta indizione, al tempo in cui l’imperatore Federico venne a Rimini e condusse con sé elefanti, cammelli e altri mirabili animali, quest’opera fu fatta e completata”. Questa testimonianza aiuta a capire lo stupore che poteva suscitare un così ampio numero di specie animali esotiche e sconosciute specialmente nell’Italia centro-settentrionale nonché l’attestazione dell’animale.
L’epigrafe di San Martino in XX a Rimini
 
La Cronaca di Salimbene de Adam racconta due episodi sull’animale. Il primo, nel 1235, quando Federico “mandò un elefante in Lombardia, con molti dromedari e cammelli e con molti leopardi e con molti girifalchi e astori. E passarono da Parma, come vidi coi miei occhi”. Il secondo descrive la presenza dell’elefante a Cremona nel Settembre 1236. Salimbene annota inoltre una costruzione in legno in cui vi erano guerrieri saraceni con stendardi e stemmi sulla schiena dell’elefante.
Pier delle Vigne menziona in due lettere l’animale sostenendo che dopo la Battaglia di Cortenuova Federico II decise di far sfilare l’elefante per le strade di Cremona trainando il carroccio, con la solita struttura in legno sulla schiena, trascinando inoltre il podestà di Milano, Pietro Tiepolo, figlio del doge di Venezia che vi era incatenato [3][4]. 
Della struttura portata in groppa dall’elefante esiste persino un’iconografia, eseguita da Matthew Paris nella sua Chronica Majora, in cui si vedono suonatori di tromba e di altri strumenti all’interno di un parallelepipedo di legno e un uomo intento alla “guida” dell’animale cavalcandolo dal collo. Il miniatore si riferisce al racconto datogli da Riccardo di Cornovaglia che era in Italia ospite di Federico II [5].
 
L’elefante descritto da Riccardo di Cornovaglia e miniato nella Chronica Majora di Matthew Paris
 
Ma Federico II non era il solo a godere della presenza di questa specie animale nell’Europa medievale. Matthew Paris, nella sua Chronica Maiora e nel Liber additamentorum, descrive e illustra per ben due volte l’elefante che il Re di Francia Luigi IX donò al Re d’Inghilterra Enrico III nel 1255 e che morì 2 anni dopo in Inghilterra [5].
 
Elefante di Luigi IX donato a Enrico III, Chronica Majora, Matthew Paris
 
Elefante alla torre di Londra, Liber additamentorum, Matthew Paris
 
BIBLIOGRAFIA
[1] G. MANDALÀ – Un ambasciatore di Federico II in visita alle Piramidi: Berardo Arcivescovo di Palermo (A. 1227), Aevum, Anno 85, Fasc. 2 (Maggio-Agosto 2011), pp. 417-438 
[2] A. FALCIONI - Federico II di Svevia e l’Epigrafe di San Martino in XX di Rimini, Rimini, Ghigi 1997  
[3] S. TRAMONTANA – Giochi, feste, spettacoli in Uomo e ambiente nel Mezzogiorno normanno-svevo, Bari, Dedalo, 1989
[4] M. REFLING – Frederick’s Menagerie, A Conference paper read at the Second Annual Robert Dombrowski Italian Conference Storrs, Connecticut, September 17-18, 2005
[5] S. LEWIS - The Art of Matthew Paris in the Chronica Majora, Aldershot: Scolar, 1987